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SARONNO – “Quattordici anni fa l’inizio dell’esperienza del Telos è stata uno stimolo a guardare la realtà intorno con occhi diversi, a cogliere delle tensioni conflittuali nei confronti della società e dargli forma, a trovare motivi per stare nel posto di merda in cui stiamo. È stata l’inizio di esperienze di vita che non avremmo potuto pensare prima”.

Inizia così la nota del centro sociale Telos dal titolo “Diffondiamo autogestione contro ogni autorità” in cui tracciano un bilancio del weekend di celebrazione per i 14 anni di presenza di attività ma anche dell’attività del Territorio libero occupato saronnese passata e futura.

QUI LA CRONACA DELLA SERATA DI VENERDì

QUI LA CRONACA DELLA SERATA DI SABATO

“Immaginare possibilità diverse da quelle a cui siamo abituati è uno sforzo che ci sembra necessario per provare a coltivare un pensiero rivoluzionario; ci sembra sempre più difficile farlo in un mondo che punta sempre più violentemente alla repressione del dissenso e all’omologazione, quindi in questi giorni abbiamo provato a farlo in vari modi.

Portando per tre giorni iniziative libere e gratuite in città. Provando a mettere in pratica un semplice assunto in cui crediamo e che portiamo avanti da tempo: le città sono di chi le vive, non di chi le compra, amministra, specula su di esse. Le città offrono spazi che possono essere trasformati, assumendo nuovi significati e valori per chi li attraversa. Un parcheggio può diventare un luogo di discussione, scambio di saperi, confronto su idee, uno spazio espositivo, un luogo di aggregazione.

Un sottopassaggio spesso caratterizzato dal buio e dall’insicurezza può diventare uno spazio luminoso e vissuto, in cui fare festa, conoscere persone, far suonare musicisti e dipingere artisti.

E così un parco può essere attraversato da centinaia di persone anche di notte, può essere un luogo alternativo a quelli del consumo.

In questi tre giorni abbiamo voluto portare in strada iniziative di vario tipo, per abbracciare una pluralità di linguaggi e stimoli e continuare a coltivare la voglia di contaminare con le nostre idee.

Ci sono stati momenti di discussione, confronto, scoperta di nuovi materiali: la proiezione del documentario “Brucia ancora dentro – vent’anni dalla notte nera di Milano con Dax nel cuore ” che ripercorre i tragici eventi dell’assassinio fascista di Dax nel 2003, della seguente repressione poliziesca e restituisce uno spaccato di quel pezzo di storia e spunti per continuare a lottare contro fascismo e capitalismo; la presentazione della rivista illustrata “Respiro”-nata dalla voglia di riprendere a respirare durante il primo lockdown, tratta tematiche anti carcerarie, di opposizione a una società asfissiante, dà voce anche a scritti e illustrazioni di persone imprigionate, viene distribuita gratuitamente a chi la richiede dal carcere e con i contributi di circa 30 autori diversi per ogni numero è uno strumento di solidarietà per sostenere la Cassa Anti Repressione delle Alpi Occidentali. Sabato invece è stato presentato un opuscoletto illustrato che fornisce stimoli tecnici e teorici utili a chi vuole iniziare a organizzarsi per occupazioni temporanee, T.A.Z, feste, e pensa che per contrastare leggi liberticide come quella anti rave la cosa migliore da fare sia continuare a prendersi spazi di autogestione.

Sono state belle occasioni per dialogare a proposito delle varie tematiche affrontate dagli autori esplorando linguaggi differenti. Momenti di scambi di saperi e pratiche.

Ci sembrava importante riempire queste giornate con quello che più ci arricchisce: il confronto collettivo, lo scambio di idee, lo stimolo creativo rivolto all’intaccamento di una società che ogni giorno aggiunge tasselli repressivi nei confronti di qualsiasi forma di dissenso e di lotta.

Un elemento poi che riteniamo continui ad avere una certa importanza, soprattutto in contesti di provincia come il nostro in cui non succede mai niente, è quello aggregativo: negli anni abbiamo conosciuto molte persone grazie alle iniziative organizzate ed è anche grazie a questi momenti che abbiamo intrecciato rapporti con altri gruppi e collettivi, contaminandosi a vicenda e condividendo percorsi e pratiche. Sono stati quindi anche giorni di aggregazione e di festa, giorni in cui ci siamo divertiti stando insieme, lontani dalle logiche di mercato.

Crediamo che prendersi spazio anche per fare festa sia importante, soprattutto ora che un nuovo articolo del codice penale -l’ennesima legge speciale approvata con carattere di urgenza- stringe ulteriormente le maglie sulle libertà individuali e collettive. La cosiddetta legge anti rave mette nel mirirno la pratica dell’occupazione, uno strumento dall’utilizzo ampio e variegato.

Per qualcuno è un mezzo utile alle lotte: in uno spazio occupato ci si incontra, si parla, ci si organizza. Per altri è uno strumento per rivendicare delle istanze: gli studenti di una scuola o i lavoratori di una fabbrica. Per qualcun altro ancora è un modo per vivere una socialità altra rispetto a quella imposta. Per molti e molte è la possibilità migliore di stare insieme, con o senza musica, con o senza scopi altissimi, per una notte o per degli anni.

Per alcuni di noi l’occupazione è stata tutte queste cose, per altri un terreno da esplorare, ci portiamo dentro tanto delle esperienze legate a questa pratica. Che sia in uno stabile abbandonato, un parcheggio, un parco, una piazza, mettere in pratica azioni che vanno nella direzione di immaginare un contesto e un orizzonte diverso ci fa respirare le possibilità che l’organizzazione dal basso offre.

(foto da Facebook)

29032023

5 Commenti

  1. Le città sono di chi le vive. Nella vita è compreso il sonno notturno ed il diritto al riposo di chi ne ha bisogno. Di questo la vosta prosopopea non tiene conto. Siete degli esaltati autoreferenziali.

    • Commento critico solo per i Telos o anche per ilsaronno che li fiancheggia mediaticamente?

  2. Centinaia di parolone sociologiche. E poi come finisce? Casino di notte alla faccia di chi lavora. Muri deturpati. Arroganza senza freni.
    Gli speculatori hanno deturpato questa città che voi chiamate “di merda”. E’ vero, giusto, perfetto. Ma voi che la imbrattate siete come loro. Nessuna differenza nei risultati finali. Voi e loro nemici della bellezza, voi e loro a rendere questa città una città “di merda” (parole vostre).

  3. Com’è bello fare l’anarchico con i soldi degli altri…
    Com’è bello fare il filosofo per non andare a lavorare e farsi mantenere.
    Com’è bello fare quello che si vuole in paese che non ha il coraggio di difendersi…. Com’è bello….

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